Il Gatto Sacro di Birmania

Le orecchie sono abbastanza piccole e leggermente inclinate; larghe alla base quasi quanto alte. Le estremità devono essere arrotondate, ben distanziate fra loro e con peli interni.

Gli occhi sono leggermente ovali, il blu deve essere il più intenso possibile e non devono mai essere strabici.

La testa ha un’ossatura forte, soprattutto nei maschi, con fronte leggermente bombata, guance piene e rotonde e zigomi alti e ben visibili.

Il naso dei birmani deve essere di media lunghezza. Non ha stop bensì una lieve depressione.

Il mento deve essere forte, deciso ed essere in perfetta linea con il naso.

La pelliccia è semi-lunga, i colori armonici con quelli del corpo. Più corta sul muso si fa via via più lunga sulle guance fino a diventare una gorgiera e allungarsi su dorso e fianchi. Morbida e setosa, con poco sottopelo.

E’ un gatto colourpoint, quindi il point comprende: zampe, orecchie, muso e parti genitali. I point devono essere in contrasto con il colore del corpo.

Il corpo è robusto e forte, nei maschi in particolar modo. In generale è armonico e proporzionato.

Le zampe sono robuste e corte, i piedi arrotondati.

Il Birmano è un gatto dal carattere dolce e gentile. È indipendente e vivace, ama molto giocare ed è particolarmente adatto ai bambini e anche agli anziani. Da giovane è molto attivo e giocherellone, in età adulta è pacato, socievole, ma mai invadente. Ama stare in compagnia del padrone ed è affettuoso e quasi “canino”. La compagnia di un suo simile, di un compagno di giochi felino, tuttavia, è molto apprezzata. Non è mai aggressivo ma ha una spiccata personalità e sa farsi rispettare. Intelligente e curioso spesso impara a riportare giocattoli e adora perlustrare l’ambiente domestico alla ricerca di nascondigli o di nuove avventure.

Le sue origini si perdono nella leggenda, era considerato sacro e scelto come compagno dai Monaci della Birmania. Lo sviluppo europeo cominciò agli inizi di questo secolo quando due esemplari furono condotti in Francia. Il maschio non sopravvisse alla lunga traversata ma la femmina, Sita, era incinta e da lei ebbe inizio la diffusione della razza nel nostro continente. Il Birmano fu ufficialmente registrato in Europa negli anni ’20.

La leggenda vuole che il gatto Sacro di Birmania discenda da un’antica popolazione di gatti che viveva in pacifica armonia con i monaci in un tempio della Birmania in compagnia dei monaci. Durante un assalto al tempio il gran sacerdote venne ferito a morte proprio mentre stava pregando la dea dorata con gli occhi di zaffiro. Il suo gatto bianco, Sinh, gli si accucciò sopra in un moto di affetto, volgendo lo sguardo alla dea, in cerca d’aiuto. A quel punto il manto del gatto si fece colorato: il corpo diventò dorato, le zampe, il muso e la coda di un profondo colore scuro, simile a quello della terra e gli occhi del color zaffiro, proprio come quelli della Dea. Tuttavia le zampe, poggiate al corpo del padrone, rimasero bianche, in segno di candore e purezza. Gli altri monaci dinanzi a quello spettacolo, colpiti da tale magia e dal grande potere della Dea, ebbero la forza d’animo di chiudere le porte del tempio e di scacciare i malviventi, evitando altre morti e il saccheggio. Pochi giorni dopo anche gli altri gatti del tempio subirono la stessa trasformazione trasmettendola ai loro discendenti. Sinh non abbandonò mai il suo padrone, e morì sette giorni dopo di lui. Quando i monaci si riunirono per eleggere il successore del Gran sacerdote videro accorrere tutti quanti i gatti, erano tutti simili a Sinh. Da questa leggenda prende il nome la razza stessa.